Critica …”Evoluzione dell’informale”

“La preoccupazione prima di Maurizio Piovan è quella dell’aggregazione strutturale: egli punta, cioè, ad un’immagine che evidenzia i rapporti formali, in una sorta di armonia globale del quadro che abbia il suo elemento unificante nel colore.

In questo senso va intesa la sua pittura, che apparentemente ondeggia tra barbagli di realtà e astrazioni mentali. Il succo resta, appunto, il colore. E’ il colore che, nelle sue modulazioni ora tonali ora timbriche, ma sempre musicali, salda gli elementi di una forma altrimenti dispersa, e quindi irrecuperabile ad una visione organica delle cose.

Naturalmente questa linea, che caratterizza il giovane artista veneto, discende da un’evoluzione storica dell’informale: affermerei che rappresenta il coagularsi dell’immagine dopo le liriche sospensioni di un Afro e della scuola astratto-naturalistica italiana degli anni Cinquanta. I fermenti sono nell’aria, Piovan li capta con intelligenza. Ciò che egli aborre è proprio la dispersione della forma, anche quando essa discende dal contatto fenomenico della laguna.

In effetti, cosa rappresentano i suoi quadri? Sono impressioni di una realtà (un paesaggio, una natura morta, una qualsiasi immagine) che pare sfuggire e che l’artista ricattura nel segno di una rinnovata strutturazione organica. L’occhio riscopre le cose attraverso la rifrazione ottica, riconducendole al minimo comune denominatore del colore. Così la pittura acquista un senso di trasognata memoria: un ricordo che è riassaporato attraverso la sua essenza. Pur tra esperienza anche diversa, è questo il nocciolo dei quadri di Piovan. E si può ammirare la freschezza di un colore che nelle sue gradazioni e sfumature, talora aspro talora dolce, si sottomette alla regola prima dell’ordine.

E’ la legge stessa della pittura.

Maurizio Piovan, miranese, partisce l’immagine paesaggi e interni in una frammentazione cellulare di vaga origine cubista a tagli secchi e nervosi. Il colore è sui bruni rossastri, con taluni rari contrappunti di luce. Bella tensione dinamica; buon senso della struttura.”

Paolo Rizzi